Storie di donne: Veruschka

Opinionpost è un blog in continuo movimento ed evoluzione, un po’ come noi donne per le quali è stato pensato e dedicato. Da qui l’idea di inaugurare una “sorta” di rubrica dove parlerò di donne. Quelle che ci hanno rappresentate nel mondo, nel corso dei decenni, quelle a cui ci identifichiamo o più semplicemente stimiamo ed amiamo.

La prima di cui parlerò è una super modella che ha dettato un’epoca in un epoca in cui il termine “super modella” o “top model” non era ancora stato coniato. Si tratta di VERUSCKA.

È accaduto di aver postato su instagram una mia citazione riguardo alla bellezza, una di quelle citazioni ispirate dal bombardamento mediatico di chi posa e chi potevo associarvi se non lei?

Conoscevo già la sua foto gallery, non avendo vissuto quel periodo mi sono incuriosita, ho voluto saperne di più su cui è stata la musa dei grandi artisti del 900: Dalí, Andy Warhol, Antonioni, Helmut Newton solo per fare alcuni nomi. Mi sono così letta interviste sue e di chi la conosce, spezzoni di biografia tratti da “La mia vita” e, con un tantino di stupore, ho scoperto diverse vite che si intersecano tra di loro per dare vita al capolavoro che si è già guagagnato un posto nella storia della moda.

Ve la racconto a modo mio.

Veruschka è nata a koningsberg e quando aveva sei anni suo padre fu giustiziato dai nazisti per aver organizzato l’attentato contro Hitler il 20 settembre del ’44. Poi la contessa Vera von  Lehndorff divenne Veruschka: top tra le top model degli anni ’60 e ’70, protagonista del film Blow up di Antonioni e animatrice di un movimento artistico d’avanguardia insieme al fotografo-pittore Holger Trulzch. All’inizio il suo corpo immenso, snodato quasi senza peso vista l’altezza (un metro e 85 centimetri) faceva paura. “Cerca di essere più normale”, le dicevano, ” devi fare in modo che tutte le donne si identificano con te”. Lei sgranava quei suoi occhi verdi, aggravata la fronte conversa come un gatto e sussurrava con la bocca sensuale: “Mi dispiace, ma non dovete chiedermelo. Io non sono normale e non ci tengo a diventarlo”. Nacque così il suo stile: innaturale, immateriale. Capace di trasformarsi in qualsiasi cosa davanti all’obbiettivo, Veruschka portava parrucche assurde, si truccava all’inverosimile  e sorrideva poco. “Nessuna e come lei”, diceva Richard Avedon, “tutti i giomi può nascere la nuova Garbo, una copia di Sophia Loren e chissà quante Marilyn ma ci sarà sempre e solo una Veruschka: la più bella del mondo”. Lei ringrazia, ma sulla bellezza in generale e sulla sua in particolare ha pareri ben diversi. ” la bellezza è qualcosa di inafferrabile, nessuno riesce a metterla nel sacco “, afferma troncando qualsiasi discorso su diete, ginnastiche e cure estetiche. Peccato. Avremmo voluto sapere il suo segreto… deve pur esserci qualcosa per rimanere in forma, incuriosita e affascinata dal mondo dopo una lunga vita intensamente vissuta. Molto tranquillamente, racconta che da bambina giocava spesso con l’idea di rendersi visibile o invisibile a suo piacimento. Crescendo ha scoperto che era davvero possibile entrare in un posto pubblico e decidere di essere guardati da tutti opppure da nessuno. “Quello che attira o respinge gli altri è in primo luogo una forza interiore”, spiega ammettendo così di possedere questa specie di magia. Se ne va con le sue lunghissime gambe, tutta vestita di nero, lo sguardo intenso tipico di chi si è molto guardato dentro. In un primo momento nessuno si gira al suo passaggio. Poi lei si ferma, raddrizza la schiena, butta indietro una ciocca di capelli, schiude le labbra in una specie di sorriso e, di colpo, ha tutti gli occhi addosso. Il gioco le è riuscito di nuovo.